L’ANTICA ARTE DELL’INTRECCIO DELLA PAGLIA
Nei comuni di Montappone e Massa Fermana , presso la provincia di Fermo, fiorì, a partire già dall’inizio del XIX secolo, l’industria dei CAPPELLI di PAGLIA.
Il cappello di paglia è formato da un tessuto di fili o steli di grano, di vario numero chiamato “TRECCIA”. Per ottenere il cappello si cuce detto tessuto con un’apposita macchina.
“ Tant’anni fa de notte dopo cena,
sottovracciu lu mazzu de la paja, da che vicinatu se java a veja, a ntreccià a la luce de la citilena.
Piano piano la treccia criscìa E tante chiacchiere pure se facìa…”
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[Stralci dalla poesia in dialetto montapponese “Magia, pura fantasia?”, scritta nel 1998 da “Mennechetta”, umile donna che ha rappresentato la tradizione locale.] |
“Il Cappellaio, un tempo se ne andava
Dal paesello, per due mesi, almeno, Nella bella stagione, e camminava La stanga in spalla e la speranza in seno. …. Di casa…, o voi di casa…ripeteva, Appressandosi al vecchio casolare, …. E ognun chiedeva Ora un cappello, or l’altro, da provare!”
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[Stralci dalla poesia di Arturo Sardini “Il Cappellaio”, 1984.] |
Adesso andare “a veglia” o “a venne
co la stanga” non si usa più, e con le mani la paglia non si intreccia più! Solo noi alunni ci siamo dilettati in questa nostra antica tradizione per produrre, per voi, un FIORITO CARTELLONE!!! |
[Alunni 4 B -Montappone] |